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A tu per tu con Alessandra Malfatti

La seduzione del «grande fuoco»

Alessandra Malfatti si è innamorata dello “smalto a grande fuoco” durante una mostra di Paolo De Poli, celebre smaltatore padovano collaboratore di Gio Ponti. L’hanno sedotta i colori smaglianti, i riflessi, la luminosità cangiante delle superfici.

Da allora coltiva il sogno di imparare a lavorare con il fuoco per riprodurre quella magia. Perché è con il fuoco che si genera il mistero dello smalto: facendo sciogliere polvere di vetro colorato su superfici metalliche in forni ad altissime temperature.

Grafica di formazione, già allenata a disegnare piccoli oggetti, Malfatti si iscrive a una scuola d’arte. Incontra due maestri d’eccellenza, Graziano Visintin e Maria Rosa Franzin, quindi si specializza con Ennio Cestonaro, artista poliedrico e cultore dello smalto.

La strada è segnata. Spinta dal desiderio di trovare la propria cifra espressiva, apre un laboratorio alle porte di Padova, acquista i primi forni, dà inizio a una ricerca cromatica per selezionare gli smalti migliori. 

«La seduzione assoluta dello smalto è proprio nel colore», spiega Malfatti. «Nelle sfumature, nelle tonalità, nelle combinazioni che si possono ottenere».

È la cifra che la lega a Paola Lenti. Insieme cominciano a immaginare superfici che possano combinarsi alle collezioni dell’azienda: quinte mobili, librerie, piani di tavolini.

Alessandra Malfatti sperimenta l’Esmal, rivisitazione in chiave contemporanea di un’antica tecnica di smaltatura “a grande fuoco” che dà vita a numerose sfumature e chiaroscuri, rendendo ogni oggetto un pezzo unico.

Una tecnica complessa, che affonda le radici nel Mediterraneo tra il XIV e il XIII secolo a. C., oggi utilizzata da pochissimi artisti nel mondo.

Il materiale prescelto come supporto da Alessandra Malfatti è il rame; fonte di ispirazione è la natura nelle sue mutevoli forme e innumerevoli gradazioni. Un altro terreno di incontro, il lessico famigliare condiviso con Paola Lenti.

Dall’osservazione della rigogliosa vegetazione dell’Orto botanico di Padova – luogo del cuore di Alessandra Malfatti – scaturisce un’installazione di foglie di filodendro in rame smaltato che, appese al soffitto, restituiscono l’atmosfera di una foresta tropicale.

Colori e venature derivano da una stratificazione sapiente degli smalti, mentre il movimento delle foglie viene forgiato manualmente all’uscita del rame dal forno, quando il materiale è ancora duttile. Il fuoco, infine, appone il suo marchio, indelebile, poiché temperature e tempi di cottura differenti possono produrre segni, chiaroscuri e trasparenze ogni volta diverse. Il mistero che Malfatti aveva intuito nelle opere di De Poli.

La sperimentazione va avanti. «Sto realizzando una serie di prove con l’idea di creare una sorta di erbario fantastico in diverse tonalità, dal verde al terra», racconta l’artista di Padova. «Per ora si tratta di piccole tavole, sempre in rame smaltato, con segni primitivi che possono evocare una foglia o un cactus. Un domani potrebbero diventare oggetti, tavolini o forse altro».

Per dare profondità alle immagini, Malfatti utilizza smalti sia trasparenti sia opachi. «È proprio questa sensazione di profondità, che si produce attraverso il colore e che varia a seconda della luce, a rendere ogni pezzo prezioso».

A tu per tu
con Alessandra Malfatti, Padova

Interview by Anna Vullo
Director Maurizio Natta
Cinematographer Fabrizio Polla Mattiot @ateliermistral
Filmed by Maurizio Natta, Fabrizio Polla Mattiot @ateliermistral, Gianlorenzo Bernabò di Negro
Audio post production Top Digital
Soundtrack Universal Music Publishing Ricordi Srl