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La filo-sofia di Paola Lenti

Aurora Magni

Ph.© Maurizio Natta

Quanto deve essere sottile un filo per meritare di chiamarsi Twiggy? Quando Paola Lenti mi ha descritto il filato multibave in polipropilene che utilizza per le sue creazioni, non ho potuto fare a meno di pensare alla modella inglese che negli anni 60 – ma il suo fascino resiste a dispetto degli anni – ha rivoluzionato l’idea di indossabilità e insieme di bellezza femminile. Ideale estetico insieme etereo ed ironico, irrimediabilmente legato all’idea di perfezione. Il filato Twiggy è una linea potenzialmente infinita, armoniosa, essenziale. È modernità, funzionalità. 

Ph.© Maurizio Natta

Paola Lenti non si è accontentata dei fili in polipropilene già presenti sul mercato, ha voluto fare di più, realizzando sottilissime bavelle  di misura inferiore addirittura ai 2 millimetri,  fili impalpabili che uniti in numero variabile possono essere ritorti, sagomati, appiattiti per adattarsi ai complessi intrecci e nelle strutture a corda che rappresentano la firma stilistica della designer.  Assemblando bavelle così sottili è possibile giocare con le forme ma anche con i colori: sono decine le nuance ottenute dalla  tintura del polimero in massa (colorato cioè prima di essere estruso) e unendo i filamenti di colori diversi le opzioni cromatiche sono pressoché infinite. E, soprattutto, Twiggy è un filamento sottilissimo in grado di dar vita a strutture tessili che, consolidate, possono sostituire un tubo metallico o un elemento portante di una seduta per resistenza e tenacità.

Ph.© Maurizio Natta

Corde che diventano midollino, tessuti che diventano strutture tridimensionali. Un risultato ottenuto con anni di ricerca che hanno permesso di individuare le migliori modalità di coating per rivestire e consolidare Twiggy rendendolo sagomabile ed estremamente resistente e leggero. Il Twiggy di Paola Lenti ha anche caratteristiche di sostenibilità documentate. Il filato di cui abbiamo decantato le peculiarità tecnologiche è plastica. Esatto, la tanto odiata plastica. Perché non c’è materiale più funzionale se vuoi realizzare oggetti durevoli e resistenti a contaminazioni chimiche e ambientali, alla muffa, ai batteri.

Perché l’imbecillità umana ha fatto sì che diventasse un enorme problema ecologico abbandonandola nell’ambiente e nei mari, costruendo articoli destinati ad essere usati solo una volta, addirittura per pochi minuti. Uno spreco, un non senso. Usata bene, la plastica è un materiale eccezionale e irrinunciabile. Lo sa bene Paola Lenti che con il suo Twiggy di polipropilene realizza sedute, tappeti, pannelli, complementi d’arredo e altro ancora. Abbinato a una lastra 100% polipropilene Twiggy diventa Diade, una superficie che simula la rugosità del tessuto. E naturalmente parliamo di oggetti pensati per durare, per acquisire valore nel tempo, capitalizzando l’investimento.

Perché allora odiare tanto la plastica?

Seppur derivato da fonte non rinnovabile, Twiggy ha contenuti di sostenibilità. Paola Lenti ci racconta di lavorazioni a basso impatto ambientale con ridotto uso di agenti chimici, assenza di PFC e ftalati, coating senza solventi e recupero e riciclo degli scarti di produzione. Nella visione della designer c’è spazio per i polimeri man made a patto che siano progettati e prodotti per essere circolari, durare idealmente all’infinito, essere bio-based o derivare dal loro stesso riciclo. Trend di innovazione che l’industria dei polimeri sta percorrendo con impegno. 

Ph.© Sergio Chimenti

Ma Twiggy e Diade sono davvero riciclabili? 

La riciclabilità del polipropilene è una caratteristica ampiamente riconosciuta dalla letteratura scientifica e questo avrebbe potuto essere sufficiente. Ma Paola Lenti ha voluto fare di più, sottoponendo campioni di materiali a test di riciclabilità presso laboratori qualificati. Ne è nato un progetto di ricerca che ha consentito all’Azienda di individuare ulteriori linee di miglioramento delle performance dei materiali e soprattutto di rassicurare i propri clienti in merito al comportamento di arredi e complementi a fine vita. Essendo monomaterici, non solo sono riciclabili ma possono dare origine a un nuovo polimero di qualità, evitando la produzione di materiali non rinnovabili vergini.

Come comunicare i risultati di questa ricerca?  


Paola Lenti ha utilizzato le modalità indicate dalla norma Iso 14021:2016 e ha studiato una propria asserzione ambientale validata da un audit svolto da un ente terzo accreditato, Centrocot spa, nel dicembre scorso. Per comunicare la riciclabilità dei suoi prodotti ha deciso di usare il triangolo di Möbius: semplice ed esaustivo, conosciuto internazionalmente. Siamo abituati a vedere il triangolino formato da tre frecce sul packaging e suona strano vederlo ad esempio su una seduta di pregio. Invece da oggi ogni prodotto Paola Lenti sarà accompagnato dal caratteristico  simbolo di riciclabilità, a conferma del desiderio di comunicare in modo chiaro ai propri clienti il valore irrinunciabile della circolarità. 

Non solo: l’Azienda sta anche raccogliendo dati per mappare in tutto il mondo raccoglitori e riciclatori di polimeri, in modo da offrire agli acquirenti le giuste istruzioni per poter smaltire i prodotti a fine vita. Anche se, come eccellenza del made in Italy, il design di Paola Lenti non ha nessuna obsolescenza programmata: nasce per offrire gioia visiva e funzionale a tempo indeterminato. 

Twiggy e Diade, i materiali monomaterici e riciclabili della collezione outdoor

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